Tuesday, September 11, 2007

LA FIACCOLATA DEL 3 SETTEMBRE

LA FIACCOLATA DEL 3 SETTEMBRE


Nell’ambito delle manifestazioni in onore della Patrona di Meta, S.M. del Lauro, il tre Settembre u.s. si è svolta, nella giornata dedicata ai marittimi, una fiaccolata che, partita alle 19,30 dalla Basilica, attraversando le vie del paese, riportava al Tempietto della STELLA MARIS, la statua della Madonnina, alla sua sede naturale. La stessa, prelevata giorni prima, e sottoposta a pulizia, montata a cura dell’Associazione “ AMICI DEL MARE” su una piccola e graziosa imbarcazione, è stata trasportata in spalla dai soxi dell'Associazione stessa.
Appena il corteo è giunto in prossimità del Tempietto, un caldo e nutrito applauso da parte dei numerosissimi cittadini presenti, ha accolto il “ ritorno” della Madonnina.




La folla al largo “Stella Maris”


E’ seguita la celebrazione della Santa Messa che ha raggiunto momenti toccanti e carichi di sentimento quando, in concomitanza della consacrazione, dalla M/n “MSC MUSICA” – Comandata dal Cap. Ponticorvo” si sono elevati i tre regolamentari fischi di saluto. Riteniamo che questa “concomitanza” ovviamente precedentemente concordata e coordinata, sia
“ una prima volta” – assolutamente inedita e molto gradita dalla popolazione. ennesima manifestazione della fede della GENTE di MARE ed in particolare dai naviganti della nostra penisola, così legati alla nostra Madonnina.


La M/n “ MSC MUSICA”

Nel corso dell’omelia svolta dal vice parroco celebrante – Rev. Guadagnuolo, è stato giustamente accostato il sentimento per la Stella Maris al vicino monumento ai Caduti del Mare inaugurato nello scorso dicembre e quindi, posto in risalto, la vita di sacrifici richiesta dai naviganti e dalle rispettive famiglie.
A fine della celebrazione Eucaristica, è stata recitata la preghiera del Navigante, seguita poi, con mesta e commovente cerimonia ed in un silenzio irreale, la ricollocazione della statua nel Tempietto, atmosfera rotta quindi da un lungo applauso liberatorio da parte dei tanti e numerosissimi presenti.


In alto: il Tempietto vuoto - Il momento della ricolloxazione
Alla fiaccolata ed alla celebrazione Eucaristica hanno partecipato l’Amministrazione Comunale, col proprio gonfalone, guidata dal Vice-Sindaco Arch. Antonella Viaggiano, la Capitaneria di Porto, la Casina dei Capitani, l’Associazione Professionale Capitani e Macchinisti, l’Associazione Amici del Mare, ognuno con la propria bandiera.
L’intera manifestazione è stata seguita con moltissima partecipazione dalla cittadinanza e, riteniamo, molto apprezzata da tutti.


La Madonnina " trionfante " sulla barca

Meta, 10 Settembre 2007

Saturday, August 11, 2007

GOZZO INTERNATIONAL MEETING

LA CASINA PRESENTE AL “ GOZZO INTERNATIONAL MEETING”

SORRENTO 12 – 15 LUGLIO 2007

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Invitata dal Comitato organizzatore, la CASINA dei CAPITANI, è stata presente alla manifestazione con un proprio “Sdand Espositivo” il cui tema è stato dedicato all’ELETTRA” di MARCONI e, soprattutto al suo primo equipaggio sorrentino, e al suo primo Comandante Ammiraglio Raffaele LAURO di Meta, che prese in consegna lo Yacht in Inghilterra nel 1919 (Acquistato all’asta da Marconi per 21.000 Sterline - ex Roweska) rimanendo a bordo fino al 1929.
L'Ammiraglio LAURO


BREVE BIOGRAFIA DEL COMANDANTE RAFFAELE LAURO

Raffaele Lauro nasce a Meta il 4 Febbraio 1877 e muore il 5/08/1959. Ufficiale della R.Marina, si ritirò dal servizio nel 1919 dopo aver comandato la corazzata GARIBALDI, l’Incrociatore SAN MARCO ed il pontone semovente ANTEO per il ricupero dei sommergibili che, per le numerose gru, antenne ed incastellature fu soprannominato RANCIOFELLONE. Era stato comandante di un gruppo di Torpediniere e quindi di una squadriglia di CC.TT. venendo insignito di tre medaglie al valor militare e di un’onorificenza francese. Lasciava il servizio attivo col grado di Capitano di Fregata, avendo avuto entrambe le gambe fratturate da un bombardamento aereo. Guarito dalle ferite, anelava riprendere il mare , essendo un uomo di mare e nato in una terra di gente di mare, per cui accettò ben volentieri l’offerta di comandare l’Elettra pervenutogli da Marconi che si era rivolto per consiglio al Grand’Ammiraglio Thaon de Revel che appunto aveva indicato a Marconi il nominativo di Raffaele Lauro. Fu lui che scelse, uno per uno, i componenti dell’equipaggio dell’Elettra, che ovviamente erano quasi tutti di Meta. Marconi era il proprietario dello Yacht, ma chi comandava su tutti a bordo era indubbiamente R. Lauro, Marconi compreso. Il Comandante, dovette una volta esercitare in pieno e con severità la propria autorità proprio nei confronti del Senatore-Scienziato, rinchiudendolo a chiave nella propria cabina: Ma ecco come viene raccontato l’episodio dal giornalista Guarino
(in una serie di articoli pubblicati sul ROMA poi ripresi sulla RIVIERA)


”Ritornavamo in Inghilterra. Partiti dalle Azzorre, ci venne addosso improvvisa la tempesta. Un vento tagliente da Ponente-Libeccio e ondate grigie, vere muraglie grigie, squassavano il fragile scafo. Marconi, che con qualunque tempo non soffriva il mal di mare, uscito in coperta dalla stazione radio, si dirigeva verso poppa. In quell’istante, una paurosa ondata investiva la nave che sbandava di una trentina di gradi proprio dal lato dove era Marconi. Mi precipitai dal ponte. Tutta la murata era sott’acqua e Marconi sommerso fino alla cintola si manteneva aggrappato alla ringhiera.: Un momento drammatico. Mi lancio, lo afferro e attendo che la nave si risollevi. Sembrarono secoli. Dopo, sostenendolo, lo accompagnai giù e, di scatto, gli gridai: mi faccia il piacere di non uscire più in coperta, con questo tempo! Anzi, per esserne ben sicuro, farò chiudere la sua porta a chiave! Marconi non disse una parola. Mogio, rassegnato, si cambiò e non uscì più. Poi, passato il fortunale, ritornò su e disse, brontolando, come un bambino crucciato: “E’ si: Me l’aveva detto Thaon de Revel che lei aveva un bel caratterino!. E Lauro : Senatò, ma pensa che accadeva se andava in mare ? E mi vede mentre annunciavo al mondo, proprio con la sua radio: attenzione, attenzione. Aggiu perduto a Marconi pa’ via”

Il Comandante Lauro era anche molto apprezzato da Marconi per le innumerevoli storie sul passato dei naviganti metesi e che amava raccontare nei momenti di relax al Senatore. Si ricorda l’episodio, che ogni volta facevano venire le lagrime agli occhi al Senatore riferito al Comandante Ferdinando Cafiero di Meta (proveniente dalla Marina Borbonica), episodio tratto dal libro “ Memorie di un Luogotenente di Vascello” del 1897 scritto da Jack La Bolina e che si riproduce qui sotto:

“ L’italiano di Ferdinando Cafiero era un napoletano a mala pena travestito, ricco di quei svariati pleonasmi vernacoli che lo rinforzano singolarmente. Con chiunque parlasse cominciava formalmente col lei, invariabilmente discendeva nel voi, per ultimare col tu. Gli austeri ammiragli di origine sarda avevano accettato la grammatica di lui in compenso del suo eccellente servizio. In quella squadretta dei “RR.Principi” (un gruppo di navi) Cafiero era stato Comandante del GOVERNOLO e vi aveva stretto un’amicizia di ferro col Principe Umberto di Savoia (poi Re Umberto). Questi, un giorno che Cafiero manovrava il GOVERNOLO, gli si mise accanto sul Ponte di Comando e gli fè varie domande e non so quale proposta di variare la rotta.
Alle domande Cafiero aveva risposto breve; ma all’udire un consiglio, non ebbe freno:
“ Guagliò, tu pienze a fa o principe, che a fa’ o Cummannante, ci penz’io.”

L’Ammiraglio LAURO tenne il Comando dell’Elettra fino al 1929, quando per incomprensioni con la seconda moglie di Marconi, scelse di lasciare la nave laboratorio. Questo fatto, fece optare per un equipaggio ligure e, fatalmente, man mano sostituì quello sorrentino. Ma Marconi volle, in molti modi dimostrare la propria riconoscenza ai marittimi nostrani, rilasciando a quasi tutti attestati di sevizio, foto con autografo (di cui uno è custodito dai famigliari del Comandante Luigi Cafiero in Via dei Cafiero,2) oltre a fornire solide raccomandazioni per sistemare anche con incarichi a terra diversi cittadini metesi.






UNA RARA IMMAGINE DI MARCONI CON L'EQUIPAGGIO SORRENTINO



post-Elettra, fu anche Sindaco del Comune di Sorrento.
MARCONI A PASSEGGIO CON L'AMM.LAURO
Tra i reperti “ storici” segnaliamo l’esposizione del SESTANTE dell’Ammiraglio LAURO, una dedica con autografo di MARCONI all’allora 1° Ufficiale Luigi CAFIERO di Meta, nonché un piccolo spezzone del relitto dell’ELETTRA, gentilmente concessi rispettivamente dagli eredi dell’Amm.Lauro, famiglia Cafiero e dal Cap. DM Bruno BALSAMO.

E’ stata comunque una manifestazione che è stata prodiga di soddisfazioni, anche alla luce di qualche commento dei visitatori che riproduciamo di seguito:



Ed infine, i ringraziamenti dell’Irganizzazione.



































































































Friday, August 10, 2007

Sunday, March 18, 2007

Spirano Venti di guerra ?





SPIRANO VENTI DI GUERRA ?

Dalla rubrica “MARINE MERCANTILI” del numero di Febbraio della “RIVISTA MARITTIMA” segnaliamo:

mare, aria e sottomarine. Esiste il sospet­to che l'Iran possa inizialmente testare le reazioni dei Paesi Occidentali affondando grandi imbarcazioni mercantili che attra­versano lo Stretto, riducendo ulteriormen­te la larghezza del passaggio che nel suo punto piú stretto è di soli 50 km.
Una mossa ostile dell'Iran richiame­rebbe tuttavia forze avverse nella relativa­mente limitata area di superficie, creando un teatro marittimo di sicura distruzione.
L'Iran è in possesso di velivoli equi­paggiati e non, ma il loro numero, capa­cità e condizioni operative non sono del tutto chiare. La sua flotta aerea si presu­me sia stata recentemente incrementata grazie a un investimento di 700 miliardi di dollari per potenziare il sistema di mis­sili antiaerei di fornitura russa. Inoltre, la Marina ha acquistato numerose unità ve­loci d'attacco dalla Corea del Nord, arma­te sia di missili anti-nave che di siluri, e ha allo stesso tempo costruito proprie na­vi dotate di sistemi missilistici con gittata superiore ai 100 km. In aggiunta, il Pae­se è in possesso di almeno due sottomari­ni a propulsione diesel della classe «Ki­lo». Nonostante le difficoltà emerse con le basse performance delle batterie, si te­me che gli iraniani abbiano assunto perso­nale indiano con profonda conoscenza del sistema e capace di incrementare l'effica­cia di detti sottomarini. Nei mesi scorsi, l'Iran ha condotto un test bellico lancian­do un missile anti-nave da un sottomari­no, fornito verosimilmente da Cina o Russia, dotato di testata esplosiva di 200 kg con una gittata di circa 200 km. In un contesto ambientale estremamente viva­ce, che pone l'apparato statale in aperto contrasto con gli organi della Comunità internazionale, l'Iran ha comunicato un suo specifico programma per la costruzio­ne di altri sottomarini.

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Abbiamo segnalato questa notizia, non per fare allarmismo, ma per tenere informati tutti i nostri naviganti che sono diretti in quella zona.



































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































Saturday, February 17, 2007

Francesco RUGGIERO







Un ex Alunno del Nautico da ricordare.

Il 18 Gennaio scorso moriva a soli 49 anni Francesco RUGGIERO metese, Fisico Ricercatore al CERN di Ginevra. Vogliamo ricordare la carriera di quest’uomo che, caso veramente unico, dai banchi del glorioso Nautico Nino Bixio, espugna la ferrea entrata alla prestigiosa Scuola Normale di Pisa, dove si laurea a pieni voti in Fisica ed immediatamente entra a far parte del famosissimo CERN (Centro Europeo di Ricerche Nucleari) ed è collaboratore del Premio Nobel Carlo RUBIA.

Numerosi sono i lavori e le pubblicazioni da lui eseguite. Volendo ricordare uno scienziato, che nasce Capitano, e quindi uno di noi, in occasione del trigesimo della scomparsa, la Casina ha sentito il dovere di additarlo a tutti, pubblicando questo suo profilo.



Queste righe sono dedicate al Fisico Ricercatore Francesco RUGGIERO, venuto a mancare, molto prematuramente, il 18 Gennaio scorso a Ginevra

CHI ERA:

Francesco RUGGIERO, UNO SCIENZATO METESE SCONOSCUTO


Francesco RUGGIERO – metese doc – anche se nasce a Napoli il 16 Agosto 1957 – è figlio del Dottor Nico RUGGIERO, già Sindaco di Meta. e di Rosaria NITSCH. Abitava da adolescente in Via Cosenza e ha frequentato l’Istituto Nautico NIno BIXIO, in cui si diploma nel 1975 “Allievo Capitano di Lungo Corso”.
Appassionato di chitarra, si diletta con gruppo d’amici esprimendo sin d’allora la sua passione per la musica, la fantasia e la sua genialità già in essere.

Però il suo futuro non era destinato al mare, bensì alla scienza. Infatti, superando i test di
ammissione, entra alla “Normale” di Pisa, ove, nel 1980, ottiene brillantemente la laurea in Fisica discutendo la Tesi “ ALCUNI ASPETTI RELATIVI ALLA RIVELAZIONE DELLE ONDE GRAVITAZIONALI”.

E’ la data della svolta. Da allora in poi, spenderà tutte le sue energie e la propria intelligenza alla ricerca scientifica entrando a far parte di quella “elite” di cervelli del famoso CERN di Ginevra. stabilendo così il primo caso di un ex alunno del Nautico N. Bixio che, invece di governare una nave, diventa Fisico Ricercatore al Consiglio Europeo di Ricerche Nucleari.

Il suo modello è Albert Eistein a cui si ispirerà frequentemente, ed Inizia così una prestigiosa carriera all’interno di uno di quei grandi santuari della scienza mondiale quale è, appunto, il CERN.

Svolge via via i seguenti incarichi:

· Delegato Capo Gruppo – Accellerators and Beam Physics Group – Dipartimento AB
· Coordinatore del Team R.& D. Collective Effects
· Presidente del Comitato sul rendimento dell’Accelleratore
· Coordinatore del CARE-HHH European Network
· Membro del Comitato EPAC (organizzazione e programma scientifico)
· Membro del Comitato Editoriale Dei Resoconti (yellow) del Cern
· Editore associato della pubblicazione Physical Review Special Topics
· Membro del Comitato Editoriale della Serie “sprinter” su Particle Accellerator and Detection

Entra a far parte dell’equipe del premio Nobel RUBBIA ed in particolare si dedica alla progettazione, realizzazione e prove del famoso Accelleratore di particelle, noto col nome di LEP.
Nel corso dei ventisei anni passati al CERN pubblica singolarmente o in collaborazione di colleghi, anche stranieri, in una monumentale lista, ben 165 lavori – alcuni pubblicati sulla prestigiosa Enciclopedia TRECCANI – come nel 2003 – dal titolo “ Gli accelleratori di particelle”.

Sempre nello stesso anno, tiene una conferenza a Pergine Valdarno dal titolo impegnativo “ La Relatività di Einstein” magistralmente realizzata con 29 diapositive dal tenore didattico superlativo, evidenziando una comunicativa al di fuori del comune.

Nell’Agosto 2005, in occasione delle prove di stazzatura delle imbarcazioni partecipanti alla regata America’s Cup avvenuta a Malmoe in Svezia, fu riscontrato un peso maggiore nella zavorra, già misurata a Valencia in precedenza. La Gazzetta dello Sport, il 24 Agosto, così titolava:”Malmoe, giallo sulla bilancia” e di fianco pubblicava la spiegazione scientifica “ Perché ai Poli pesiamo di più” firmata da Francesco RUGGIERO



Gli ultimi Lavori

2005 - N° 164 – LHC Upgrade- (Accellerator) Conferenza tenuta all’Università Kyumgpook a Daegu in Korea-1°Ottobre.

2006 – N° 165 – Performance limitations of the present LHC – Ginevra 6 Aprile.

Nel suo sito personale si legge nell’Home Page: last modified (ultima modifica) 26 Maggio 2006. E’ l’ultimo atto da lui compiuto per la scienza.
Inizia così il suo doloroso calvario, vissuto con dignità e silenzio. All’alba del 18 Gennaio si conclude il suo breve viaggio terreno.
Scompare con Francesco un raro esempio di ricercatore e scienziato, di un uomo semplice, riservato, per nulla esaltato dalle sue straordinarie capacità intellettive e che con umiltà sapeva mimetizzare, riuscendo a non far apparire alle persone, quale importante uomo di scienza era riuscito ad essere.
La sua repentina dipartita lascia un vuoto incolmabile, ma regala a tutti noi, un esempio eclatante ed unico di quanto di meglio e di buono riesce ancora a generare questa nostra terra, questa Meta marinara ma scientifica che alligna nelle sue fila uomini illustri come Ferdinando Scarpati - Antonino Fienga- Edoardo De Martino - Antonino Sposito, a cui si aggiunge ora, con merito ed onore Francesco RUGGIERO.


Grazie Francesco per il tanto che ci hai dato e ancor più grazie per il nulla che ci hai chiesto.

Friday, January 26, 2007

Monumento ai Caduti del Mare



29 DICEMBRE 2006 - PER NON DIMENTICARE
(dal sito MARINA DI EQUA – LIBRO BIANCO)


In data 29 Dicembre 2006 si è commemorato a Meta il 25° anniversario della scomparsa dei trenta uomini di mare dell'equipaggio della Nave "Marina d'Aequa", affondata nel golfo di Guascogna il 29-12-1981.
Alle ore 09.50 è stata celebrata una messa in suffragio dall'arcivescovo Mons. Felice Cece presso la Basilica di S. M. del Lauro.
Al termine della Santa messa, alla presenza della autorità civili, militari e religiose ci si è recati in corteo sino al largo "Stella Maris" per l'inaugurazione del monumento a tutti i caduti del mare scolpito dal M° Umberto De Martino.
La celebrazione Eucaristica
La formazione del Corteo

Il corteo per le strade
Sono intervenuti alla cerimonia diversi sindaci della penisola sorrentina, le autorità portuali di Napoli, e dalla Spagna la testimonianza di un ex marinaio della marina militare spagnola Josè Ignacio ANDRES, all'epoca impegnato nelle purtroppo vane operazioni di soccorso.

Alle 17.55, ora precisa in cui la nave è definitivamente inabissata in mare, due minuti di raccoglimento su tutta l'area comunale con rintocchi funerei delle campane di tutte le chiese e serrata estemporanea di tutti gli esercizi commerciali, con le luci spente.
Il monumento è stato scoperto
Il rimorchiatore festeggia con potenti getti d'acqua
L’INTERVENTO DEL COMANDANTE IMPERATO

Autorità, Signore e Signori, ringrazio per l’opportunità che mi è stata offerta di partecipare a questa manifestazione. Ed è per me che un privilegio ed anche un alto onore.
Poiché il monumento testè inaugurato, è dedicato ai caduti del mare, a tutti – nessuno escluso – leggerò – sinteticamente – alcuni nomi di persone e di navi scomparse negli ultimi centoquaranta anni. Di quanto andrò a dire, tutti i dati sono rigorosamente documentati.

Anno 1866 – Corazzata RE D’ITALIA – Battaglia di Lissa – I seguenti cittadini metesi affondarono con la nave: CACACE CIRO – CAFIERO SALVATORE – BIGHELLI GENNARO – ESPOSITO TAFFAELE e a partire dal 1871, le seguenti navi partite e mai giunte a destinazione con la perdita TOTALE degli equipaggi:

1871 – ROSINA C. – 12 PERSONE – Traversata Filadelfia/Gibilterra
1978 – MIO – 12 PERSONE - Traversata Cardiff/Genova
1878 – L’ALBA - 12 PERSONE - Traversata New York/Barcellona
1884 – MISANTROPO – 12 PERSONA – Traversata Marsiglia/Santa Fe’
1884 – FRANCESCA MADRE – 13 PERSONE – Traversata
Marsiglia/Buenos Aires
1886 – REGENT - 12 PERSONE – Traversata Pensacola/Buenos Aires
1886 – BATTISTINA – 10 PERSONE – Traversata Cardiff/Buenos Aires
1887 – LUCIANO SERRA – 12 PERSONE – Traversata Cardenas/
Filadelfia
1893 – GIUSEPPINA R. – 12 PERSONE – Traversata Savannah/
Genova
1894 – MADRE E FIGLI – 12 PERSONE – Partenza da Bolama-Incagliatosi Sugli scogli di Areo Blanco- Perdita totale. Tutto l’equipaggio morì di Febbre gialla.
1903 – LAURA – 12 PERSONE – Traversata New Castle/Tocopilla
1905 – CHARLES E MARX – 15 PERSONE – Traversata Aruba/Gand
1909 – FR.SAVERIO CIAMPA – 25 PERSONE – Traversata New Castle/
Queenstown- Naufragato sugli scogli di Old Head of Kinsale
Durante una violenta tempesta da Ovest. Nessun superstite.
1912 – AMPHITRITE – 18 persone – Traversata New York/ New Castle
1017 – PASQUALE LAURO – 12 Persone – Traversata Genova/
Pensacola



In totale 16 navi per 191 persone di equipaggio, oltre a 86 caduti in mare – sepolti in mare – asportati dal mare. Ed è solo una lista approssimativa che, unita a quella del Marina di Equa, supera abbondamente le 300 unità.
A questi vanno aggiunti le migliaia di caduti in mare sacrificatisi per la Patria, nei due conflitti mondiali e soprattutto nell’aspra, crudele battaglia dei convogli. Il mare è sempre stato crudele, ma l’uomo lo ha reso ancor più crudele

Desidero quindi leggere l’elenco dell’equipaggio scomparso col Marina di Equa. (Vedere Elenco esposto nel Tabellone n° 1)

Ed ora permettetemi di concludere, recitando la Preghiera per i marittimi defunti, da me liberamente tratta nel 1999 dal Libro “ LA MARINA MERCANTILE NAPOLETANA di Costernino e Porcaro, e riprodotta sul libro alla base del monumento.

I metesi ai caduti del mare

Benedici o Signore,
nel canto eterno del Mare
i valorosi marinai del nostro Golfo
e tutti i figli dei golfi del mondo
già giunti all’ultima sponda.
Essi conobbero l’urlo della tempesta
E lo strazio del naufragio;
la sfida dei venti e l’insulto della guerra;
la nostalgia della casa
ed il forzato distacco dai propri affetti;
la rinuncia alle gioie famigliari
ed il solitario dolore dei propri lutti.
Navigarono non da vanità spinti
O da bramosia di gloria
Ma solo da obbedienza al proprio dovere
E al proprio onore:
Meta, 29 Dicembre 2006



Marina di Equa - Continua

La pagina che segue è stata scaricata dal LIBRO BIANCO del sito MARINA DI EQUA – Per Non dimenticare

Con alcune note e riflessioni



MESSAGGIO DI JOSE’ IGNACIO
– Traduzione libera di Fortunato IMPERATO -
(14 Dicembre 2006)



A tutti i famigliari dei marinai periti nel naufragio del 29 Dicembre 1981 della nave mercantile Marina di Equa:

Mi chiamo Josè Ignacio nativo delle Asturie (Nord della Spagna). Ora risiedo a Valencia nel Sud Est della Penisola Spagnola.

Fin da 25 anni trattengo nella mia memoria tutti quei dettagli che ho potuto vivere nel luogo della tragedia. Nella vita, ogni persona vive delle situazioni che niente può evitare. Nel mio caso, ed anche di voialtri, il naufragio del Marina di Equa rimarrà nella nostra memoria, per sempre.
Molte volte nell’intervallo di questi 25 anni, conversando con mia moglie, i miei amici e conoscenti, ho parlato di quel fatidico 29 Dicembre, quando un gruppo di marinai a me sconosciuti, naufragarono a 200 miglia a Nord Est da Estacha de Bares, (43°46’N-07°41’W nell’area del Golfo di Guascogna (Vizcaya), Oggi, paradosso delle vita, navigando in internet ho potuto apprendere alcuni dati che sconoscevo e che mi hanno vivamente impressionato ed emozionato. Mi hanno impressionato profondamente vedere le foto di alcuni degli scomparsi-Specialmente quella relativa a Michele Pepe che aveva solo 17 anni. Riandando ai giornali dell’epoca come il quotidiano Paese Sera o Il Mattino, in cui si possono vedere le scene di alcuni famigliari totalmente abbattuti- Inoltre, mi hanno emozionato vedere varie foto della nave. Quella nave che con rammarico non abbiamo potuto aiutare. Ed anche oggi, dopo 25 anni, ho potuto conoscere quei famigliari e derelitti nativi della preziosa zona di Sorrento, nel sud est d’Italia.

A quel tempo avevo 20 anni e prestavo servizio nella 11^ Squadriglia Cacciatorpediniere della Marina Spagnola di base a El Ferrol ( 43°30’N-08°15’W (La Coruna). Il 29 Dicembre 1981, (coincidente col giorno della tragedia) imbarcai come radarista sul Cacciatorpediniere LANGARA (D 64) (*).
Ricordo perfettamente che quel giorno vi era una pioggia torrenziale nel porto di El Ferrol. Verso le sei e trenta del pomeriggio, con un gruppo di marinai ci riunimmo nella sala mensa. All’improvviso con un’espressione preoccupata e molto nervoso , irruppe nella saletta l’Ufficiale di Guardia e ci disse queste parole: “ Abbiamo ricevuto un SOS a duecento miglia a nord est de Estacha de Bares (nell’area del Golfo di Guascogna). Lasciammo immediatamente la saletta. Dovevamo procedere al salvataggio. Gli altoparlanti di bordo annunciavano la notizia a tutto l’equipaggio. Fummo colti di sorpresa. Gran parte della gente era in permesso per le festività per cui incontrammo altri marinai di alcune Fregate ormeggiate vicino a noi. Mentre preparavamo le macchine per la partenza per procedere al soccorso, ricordo che arrivarono vari camion con viveri e coperte. Non sapevamo nulla, Appena fummo pronti, con l’oscurità della notte, salpammo.

Mai ho navigato con una tempesta come quella del 29 Dicembre 1981. C’era un mare arrabbiato, tremendo. Durante tutto il tragitto ci fu proibito di salire in coperta perché le onde erano alte più di 10 metri. Ricordo che alcuni compagni vomitando, erano giunti al limite della disidratazione. Io stesso ero fra quelli. Con tale tempesta la velocità della nostra nave non poteva essere la massima, così impiegammo, per percorrere le 200 miglia circa due giorni e mezzo per giungere sul luogo da cui era stato lanciato il SOS. Ricordo che in nessun momento ci giunse alcun tipo di informazione, eccetto la latitudine e la longitudine. Quindi vi era l’incertezza su cosa potevamo incontrare e su quale zona esplorare.
Quando giungemmo nell’epicentro del SOS indicato, non avvistammo alcuna nave, né battelli di salvataggio, né sopravissuti. Nel frattempo i nostri Ufficiali diedero ordine di navigare in circolo concentrico con un raggio di 4 miglia (per coprire la zona a spirale) in ricerca di sopravissuti. Navigammo per una zina molto ampia e sempre in silenzio. L’aspetto del mare era plumbeo, e c’era molta risacca. Dava l’impressione che in quel luogo era accaduto qualcosa di strano. Molte ore più tardi, avvistammo, semiallagato, un piccolo battello, rotto sia a prua che a poppa, Un Ufficiale e vari marinai si prepararono ad ammainare uno “zodiac” per ispezionarlo. Ricordo che i nostri Ufficiali ritennero inopportuno issarlo a bordo e si inabissò in mare per sempre. La conclusione a cui giunsero gli Ufficiali in quel momento, era, che un battello poteva danneggiarsi in quella maniera a prua e a poppa, per una deformazione della struttura della nave o, nel peggiore dei casi, una rottura in due parti. Continuammo la ricerca a rastrello. Ricordo l’attenzione dell’equipaggio, degli Ufficiali e dei Sottufficiali. Si respirava molta tensione e una sensazione di impotenza causata da tante incertezze.

Man mano che esploravamo il cerchio, il mare sembrava ogni volta più riottoso ed estraneo. Varia ore dopo avvistammo all’orizzonte, qualcosa di color rosso che galleggiava sull’acqua. Rapidamente ci avvicinammo. Risultò essere uno zodiac (come quello che usano il personale di salvataggio) di color rosso. Molto grande ed in ottimo stato. A bordo non c’era nessuno. Sulla struttura teneva graffiate le lettere “ Marina di Equa” Gli ufficiali decisero di ricuperalo e durante i diciotto mesi che prestai servizio sul Cacciatorpediniere LANGARA restò sempre nell’hangar della nostra nave. Molte volte sono stato seduto sopra di esso ricordando l’incomprensibile di quella terribile esperienza. Continuammo a rastrellare la zona per altri due giorni, Però disgraziatamente senza incontrare alcun sopravvissuto.

Una settimana dopo, il nostro Comandante ci riunì e ci diede la versione dei fatti. La versione che ho vissuto questi 25 anni fino ad oggi. Questo fu , più o meno, quello ci disse:
“ Sembra si trattasse di una nave mercantile italiana il cui nome era Marina di Equa. Al SOS rispose un mercantile inglese (?) che navigava nella zona. Era di notte: Il naufragio accadde per lo spostamento del carico di bobine di acciaio che aprì un gran buco nella struttura della nave, che originò una gran via d’acqua. L’equipaggio della nave inglese (?) non pote’ fare nulla. Tutto fu estremamente rapido. Il Marina si spezzò in due e andò a fondo. Morirono trentatré persone (?)

Nota: Il Cacciatorpediniere Langara era una nave molto vetusta. Fu radiato dai ruoli nel 1992. Non conosco dove si trova il battello zodiac del Marina di Equa. Probabilmente si potrebbe recuperare. Non si sa nulla. Se così fosse, sarebbe molto emozionante poterlo inviare a Sorrento. Bisognerebbe parlare con le Autorità della Marina Spagnola e certamente ci sono persone che potrebbero informare della fine di questo mezzo che per molto tempo era custodito nell’hangar del Cacciatorpediniere Langara. Qualcuno deve saperlo. Sarebbe una grande opportunità.

Da qui , mi unisco a tutti i famigliari di quei bravi marinai e nel dolore e nel ricordo, in questo 25° anniversario e per sempre.



Josè Ignacio ANDRES







NOTE a cura di Fortunato IMPERATO:

· Trattasi di un resoconto e di una rievocazione di prima mano con profusione di autentici sentimenti e sensazioni che albergano nei veri uomini di mare a qualunque nazione o latitudine appartengano
· Dove posto il punto ? - esprimo qualche perplessità in quanto non coincidente con la relazione Ufficiale della Commissione d’Inchiesta.
? “nave inglese” – Trattasi della nave Tedesco-Orientale T. Fontane
?” trentatre” – L’equipaggio era composto da 30 persone, di cui uno straniero (vedere l’Elenco Equipaggio inserito nella pagina “ L’anniversario del Marina di Equa” pubblicato sul sito della Casina dei Capitani www.casinadeicapitani.net a fine 2001.
· E’ notevole il vivido ricordo di quanto vissuto in prima persona.
· Ho verificato essere realmente esistita una nave militare spagnola dal nome LANGARA – D 64 (Denominazione Nato) consultando l’edizione del 1986 dell’Almanacco Navale edito dall’Ufficio Idrografico della Marina –a cura di Giorgerini e Nani, che, alla pag.531, fornisce questi dati:
SPAGNA
Navi Tipo D (Cacciatorpediniere = Destuctror – Destroyer)
LANGARA D 64 (cinque unità) ex LEARY DD 879 USA Impostata nel 1944 – Varata nel 1945 – In servizio dal 1946 – Equipaggio 274 di cui 17 Ufficiali – Disl. 3.550 tonn- Potenza 60.000 Hp – Velocità 33 nodi (Si tralasciano gli armamenti e le apparecchiature elettroniche).
· Oltre al LANGARA, ha partecipato alle operazioni di ricerca, il CT CHURRUCA
(D 61) ex E.A.GREENE DD 711 USA della stessa Classe del
LANGARA.
Il natante indicato con la sigla AR 41 è in effetti il Rimorchiatore d’altura della Marina Spagnola CARTAGENA ex RA -1 Usa
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Da quanto si evince dal racconto del Sig. Ignacio, sembra che la sera
del 29 Dicembre , il Langara non fosse la nave “ pronta a muovere”, in
quanto afferma che parte dell’Equipaggio era in permesso per le Festività. Ritengo che il Langara fosse alle dipendenze del Churruca (Capo Squadriglia ?) che è ripetutamente citato nella Relazione della Commissione.e di cui sono riportate tutte le comunicazioni.
· A pag. 52 della più volte Citata Relazione Ministeriale, al paragrafo Operazioni nei giorni successivi, si legge:
301220 (30 Dicembre 12,20Z)– La Coruna Radio comunica che sono in zona di ricerca : CHURRUCA . LANGARA – AR41 - MARY BETH – LAGOLLAN GUIHIDE – Velivoli: Inglese Rescue 52 – Spagnolo ECZYG.
Significa che il LANGARA era giunto in zona più o meno a mezzodì del 30 e quindi non avrebbe impiegato due giorni e mezzo.
· Non risulta ricuperato alcun battello o lancia di salvataggio o giubbotto salvagente con il nome di Marina di Equa. Potrebbe essere probabilmente solo l’indicazione che il battello in questione facesse parte dei reperti relativi alla Marina di Equa.
D’altronde. Il Signor Ignacio svolgeva il compito di radarista e quindi,
non proprio in plancia comando e quindi a diretta conoscenza dei fatti.
Certamente in assoluta buona fede

Ritengo opportuno riportare di seguito le dotazioni di emergenza presenti sul Marina di Equa, così come risulta a pag. 12 della Relazione d’Inchiesta Ministeriale, al paragrafo ” 1.4.6 – Certificato di Sicurezza per le Dotazioni di Nave da Carico” :
- N° 1 Imbarcazione di salvataggio a remi per 43 persone - lato Dr.
- N° 1 Imbarcazione di salvataggio a motore per 40 persone – lato Sn.
- N° 3 zattere di salvataggio autogonfiabili per n° 26 persone
- N° 8 salvagenti anulari
- N° 45 cinture di salvataggio
- N° 1 apparecchio lanciasagole
- N° 1 apparato r.t. portatile per imbarcazione di salvataggio


Tutte queste considerazioni hanno il solo scopo di rendere quanto più possibile e chiara la storia di questa tragedia del mare avvenuta 25 anni orsono.

Thursday, June 15, 2006

CONVEGNO DEL 6 APRILE 2006

CONVEGNO DEL 6 APRILE 2006
Il giorno 6 Aprile scorso, si è tenuto in Napoli presso Villa Doria d’Angri, organizzato dal Collegio Capitani e da altre associazioni ed Istituti, un convegno sui seguenti temi:

Standard minimi relativi alle competenze tecnico professionali per il settore marittimo
Promuovere le prospettive di occupazione nel settore marittimo della Comunità ed attrarre i giovani alla professione del mare
Poiché mi è stato impossibile partecipare di persona, ho ritenuto opportuno riprodurre sul sito della Casina la mia relazione, espongo quindi sinteticamente il mio punto di vista sui due argomenti:

1) Standard minimi relative alle competenze tecnico professionali per il settore marittimo
2) Prospettive di occupazione ed attrarre i giovani alla carriera del mare
Ritengo che i due argomenti siano intimamente collegati e non saprei attribuirne una priorità. Comunque cercherò di trovare il filo conduttore ed una chiave di lettura, partendo da considerazioni pratiche e cioè tenendo presente i seguenti principi:
A) cosa si attende il datore di lavoro, cioè l’Armatore, da quello che gli inglesi chiamano SEA Farer
B) come si arriva a fornire, passatemi il termine, il prodotto richiesto
C) tenere conto del contesto internazionale in cui dovrà operare lo stesso, in primo luogo la Comunità Europea e norme relative, l’IMO e sue regole
D) oneri e costi – competitività con altre nazioni – collegamento coi sindacati

Tutto ciò premesso, occorre anche chiarire, almeno a mio modesto modo di vedere, che occorre operare una scelta soprattutto di tradizione e di base culturale, lasciando queste a quella sparuta pattuglia di ricercatori e studiosi di cultura del mare in cui molto umilmente mi colloco. Perché ritengo sia oggi più razionale attenersi alle dure leggi della realtà, anziché, e lo dico a malincuore, mischiare le mai cancellate tradizioni a quello con cui bisogna realmente confrontarci oggi.
Una volta sgombrato il campo da dietrologie o preconcetti – belli ed importanti – comunque non attinenti ai problemi in discussione, vengo ad esaminare, quanto già indicato prima, seguendo un approccio non convenzionale, chiedendomi:
Cosa si attende l’armatore o meglio cosa vuole ?
L’armatore ha come scopo di equipaggiare le proprie navi investendo dei capitali, aspettandosi poi una remunerazione dal capitale investito. Questa concezione esclude quindi che questa figura possa assumere i connotati di un’opera di beneficenza. Perciò applica delle regole, spesso, incompatibili col resto dei protagonisti. Ciò affermato, l’Armatore si attende, almeno a livello di Ufficiali, una competenza professionale omnicomprensiva di conoscenze tecnico. giuridiche da esplicarsi nello svolgimento dei compiti a bordo che a loro volta si diversificano per specializzazione sui vari tipi di nave. Qui il discorso inevitabilmente si allarga alla diversa caratteristica commerciale del tipo di nave: infatti è intuibile che le competenze specifiche richieste per espletare la propria professione su una petroliera – chimichiera – gasiera è assai diversa da quella necessaria su una nave da crociera con altrettante ramificazioni e specializzazioni se si pensa ad un traghetto ro-ro passeggerri o addirittura merci; esiste una notevole differenza tra le conoscenze richieste per un ufficiale imbarcato su una Bulk Carrier o una portacontainer, che include anche le navi LASH non dimenticando le piattaforme petrolifere col loro seguito di Supply vessels, le navi posacavi o posatubi la cui operabilità include l’uso del “Posizionamento Dinamico” materia sconosciuta a molti addetti ai lavori, qui in Italia. Senza omettere le dimensioni e le velocità; si è passati dal gigantismo delle petroliere degli inizi anni 80, peraltro cancellato con oneri altrettanti giganteschi, a quello dei super traghetti, super veloci a quello che io definisco super gigantismo della navi crociera e delle portacontainer di ultima generazione, mostri di oltre 9.000 TEU.
Quindi, la domanda: Prodotto finito oppure grezzo, di base ?. La mia risposta è semplice. PRODOTTO DI BASE. Cioè , quello che è oggi l’Allievo sfornato dagli Istituti Nautici. Sarà poi compito di altri protagonisti perfezionare il prodotto, con corsi specifici e soprattutto con esperienze pratiche o qualcosa che assomigli a dei Master in materia, con parziale, non assoluto,
impiego di simulatori. E’ inevitabile a questo punto parlare dei corsi obbligatori di base previsti dallo STWC che a mio modo di vedere, dovrebbero essere inclusi a costo zero per gli studenti, col rilascio del relativo diploma di maturità. Infine una breve notazione sulle competenze in merito alla stabilità e gestione di zavorramento: Su una nave da carico almeno il 90% dei pesi è conosciuto dagli Ufficiali di Coperta. Perché invece è prospettata l’acquisizione di questo compito al settore di Macchina ? E’ vero che i liquidi costituiti dal bunker ed olio o altro è conosciuto dalla Macchina. Questa divisione di conoscenze ed al mancato scambio di comunicazioni tra le due sezioni, ha spesso causato problemi per l’intero sistema nave. Esistono centrali di bilanciamento remoto ubicate in plancia. Bisognerebbe approfondire l’intero problema e scegliere una soluzione che soddisfi ampiamente i problemi della sicurezza collegati alla stabilità-.
Se l’armatore richiede questo, allora occorrerà anche che si faccia carico, almeno in parte- con la partecipazione dello Stato ed anche dell’interessato, della formazione dell’Ufficiale, imbarcando necessariamente l’Allievo. Solo così potrà sperare di ottenere un “ prodotto “ ottimale per giungere in seguito, dopo anni, alla creazione del Comandante e/o Direttore di Macchina ideale per le proprie necessità. Quindi l’onere dovrebbe ricadere per un terzo sull’Armatore, un terzo dallo stato ed un terzo, me lo consentano anche i sindacati, da parte dell’allievo, nel senso che se posto il costo totale pari a 10, anche l’Allievo potrebbe partecipare, rinunciando ad un terzo dello stipendio attualmente previsto dai contratti.
Tutto questo “ escursus” per affermare che è necessario obbedire, per rendere competitivo il “ prodotto”, alle richieste del mercato, cioè quanto l’Armatore (o datore di lavoro) pretende di trovare. Una volta accettato questo principio che, ovviamente, andrà continuamente aggiornato col progredire dei tempi, si potrà affrontare il problema successivo a ciò legato, cioè la formazione e quindi l’istruzione scolastica, la necessaria riconfigurazione ed aggiornamento dei docenti, la scelta dei programmi, il tutto inserito nel contesto delle leggi emanate internazionalmente.
Per quanto attiene ai programmi scolastici ritengo indispensabile l’insegnamento dell’Inglese, non inteso come attualmente applicato o previsto, bensì utilizzando questa lingua nell’insegnamento delle materie professionali, introducendo così l’alunno direttamente nella realtà che andrà affrontare in seguito, inserendosi in maniera reale e non virtuale nel mondo pratico della propria professione.
Ritengo altresì importante confrontarsi con quanto già si fa nelle altre nazioni europee, non occorre inventare, occorre snellire le procedure, unificando il modo di concepire, di pensare, in una parola unificare la filosofia che ispira le persone e le componenti che partecipano a quanto espresso prima.
Non dimenticare, anzi privilegiare in particolar modo la SICUREZZA intendendo non solo i mezzi e la struttura della nave ma anche il convincimento che il tutto, ad onta delle tecnologia sempre più avanzata, deve essere impostata a misura d’uomo, ricordandosi di quanto affermava – diversi anni fa – lo scrittore G. B. Rossi: “ Però il mare è sempre quello.”
Nell’esperienze da me accumulate partecipando a varie Commissioni di Esami presso la Direzione Marittima di Napoli, nell’esercizio della professione di Comandante ed anche di partecipazione in alcuni Uffici d’Armamento, ho sempre notato una carenza – quasi totale – da parte di Ufficiali di Coperta, di cognizioni di Diritto Navale, di Assicurazione Nave, di avarie ed in sintesi del modo di scrivere il Giornale Nautico. Tale lacuna deve essere assolutamente eliminata, pena la sconfitta nei confronti di altri ufficiali della comunità europea e non.
Mi sono sempre posto la domanda: che differenza in pratica esiste tra una manovra od altro eseguita altrettanto bene oppure in maniera disastrosa, tra un Ufficiale di formazione “umanistica” oppure solo tecnico-professionale, tra un Ufficiale Italiano oppure Norvegese ? Nessuna, se non nel proprio sub conscio.
Ritengo ancora che i sindacati di settore, dovrebbero farsi carico della realtà nel senso di non assumere un atteggiamento di retroguardia assolutamente improduttivo e che nel tempo, potrebbe produrre più danni di quelli che, in buona fede, vorrebbero evitarsi.
Quindi, il quesito finale: Oneri e Costi. Come affrontarli, come risolverli. E’ arduo esprimere affermazioni solo seduti in qualsiasi seminario. Vi sono tante e tali variabili impreviste ed imprevedibili: cause politiche e soprattutto economiche che contribuiscono alla formazione di tali costi e, tra l’altro, il costo dell’energia, petrolio, ecc. ecc.
Ed infine, come incentivare la scelta della carriera del mare da parte dei giovani. Senz’altro con campagne pubblicitarie da parte dei Media, ma soprattutto ponendosi la domanda: perché dovrebbero scegliere il mare anziché un posto a terra ? I giovani se la pongono la domanda e se si assiste al progressivo allentamento da questa carriera è perché trovano più conveniente, più comodo orientarsi diversamente. Ed allora, rivado indietro nel tempo, ad oltre cinquant’anni fa, quando poco più che ventenne, seduto mezzo addormentato sulla cuccetta, svegliato con rudezza dal marinaio smontante di guardia che perentoriamente mi annunciava che mancava un quarto, cercando istintivamente di calzare gli stivali e raccogliendo al volo gli oggetti che rotolavano a causa del rollio, mi chiedevo: ma chi me lo ha fatto fare ? Calcolavo rapidamente la differenza del fuso orario ed allora il paragone diventava ancora più cocente e crudo. Alla stessa ora i miei coetanei, lasciati a casa, erano a spasso con le loro ragazze, a divertirsi spensieratamente. Ci voleva la passione o forse – o senza forse – la necessità. Ti consideravi quindi un escluso, un emarginato. Solo il tempo e ben raramente, ti ha concesso qualche soddisfazione, Ma a quale prezzo!. Rinunce, sacrifici e molto altro.
Se vogliamo invogliare i giovani alla carriera del mare, dovremmo innanzi tutto convincerli che è bello, che è utile, che è rimunerativo. In che modo ? Forse con un lavoro di sinergie tra i vari protagonisti, senza riserve mentali, senza fini nascosti, senza creare illusioni, non nascondendo le difficoltà, le insidie. Questa, secondo me, è la vera medicina, applicando a questa quanto hanno egregiamente elaborato i tecnici del ministero nella stesura della bozza, si può ragionevolmente sperare di ottenere risultati positivi. Aiutate tutti a rendere più facile l’inserimento dei giovani, a rendere più agevole la loro carriera, snellire le procedure perché, credetemi, attualmente il Comandante assomiglia più ad un Notatio – sommerso com’è da una marea sempre montante – di norme, di leggi, di aumento dei Giornali di Bordo, di Certificati, da tenerlo sempre più lontano dalla sua originale e professionale mansione: Il Capitano di Mare.
Non creiamo un mostro robot.

Comandante Fortunato IMPERATO – Meta, 18 Aprile 2006